17 Dicembre 2020
Ciò che mi spezza
Frammento di pulizia (di fine anno)
La guardavo mentre spazzava le foglie in cortile. O forse sarebbe stato meglio dire che le spezzava. A una a una, prima le calpestava con la ciabatta logora, come stesse tentando di spegnere un mozzicone di sigaretta: premeva con la punta del piede mentre ruotava il tallone, sospeso, a destra e a sinistra, più volte, quasi con rabbia. Quindi faceva mezzo passo indietro, gettava uno sguardo insoddisfatto al lavoro lasciato a metà e completava l'opera con un colpo nervoso di scopa, accanendosi su quelle briciole secche con noncuranza solo simulata.
Pensavo fosse la rappresentazione esatta dell'inutilità della disillusione. La testimonianza ancora vivente della stupidità di concetti come: distruggere per ricominciare, cancellare i ricordi per voltare pagina, resettare in generale, sminuzzando il passato, o ciò che lo rappresenta.
Una foglia spezzata sono solo tante piccole foglie. Se tocca comunque a te raccoglierle, o anche solo provare a dar loro un senso, diventano niente altro che un bel po' di lavoro in più. Non molto comodo, come trucco per sopravvivere. E, al solito, davvero poca soddisfazione.
Decidi: cosa, come, quando.